Il 2019 è stata un'annata davvero soddisfacente per le mie visioni cinematografiche. Nel corso dell'anno solare ho visto in sala 57 film, molti dei quali di ottimo livello. Cosa mi è piaciuto di più e cosa meno? Fra i titoli migliori dell'anno indicherei senza dubbio
"Parasite" del coreano Bong Joon-ho,
"La favorita" di Yorgos Lanthimos,
"La casa di Jack" di Lars von Trier e
"Joker" di Todd Phillips: si tratta della mia personale quaterna dell'anno.
Ottimi anche
"I figli del fiume giallo" di Jia Zhang-ke,
"Dolor y gloria" di Pedro Almodóvar,
"I miserabili" di Ladj Ly,
"Grazie a Dio" di François Ozon,
"L'ufficiale e la spia" di Roman Polanski e il
"Pinocchio" di Matteo Garrone.
Fra le sorprese, cito
"Los silencios" di Beatriz Seigner,
"Atlantis" di Valentyn Vasyanovych,
"Les enfants d'Isadora" di Damien Manivel e
"All this victory" di Ahmad Gossein.
A buon diritto nella lista dei bei film dell'anno, infine, finiscono anche
"I fratelli Sisters" di Jacques Audiard,
"Ema" di Pablo Larraín,
"Bohemian Rhapsody" di Bryan Singer,
"Ancora un giorno" di Raúl de la Fuente e Damian Nenow e
"Avengers: Endgame" di Anthony e Joe Russo,
nonché un recupero d'epoca,
"Estasi" (1933) di Gustav Machatý.
Nella parte intermedia di questa classifica colloco diversi film comunque belli, intendiamoci, ma che per una ragione o per l'altra non mi hanno proprio convinto completamente o che comunque ritengo inferiori a quelli citati prima. A cominciare dal premio Oscar
"Green book" di Peter Farrelly, seguito da
"C'era una volta a... Hollywood" di Quentin Tarantino,
"Ritratto della giovane in fiamme" di Céline Sciamma,
"Il paradiso probabilmente" di Elia Suleiman,
"Mademoiselle" di Park Chan-wook,
"Yesterday" di Danny Boyle,
"Le verità" di Hirokazu Koreeda,
"Hotel by the river" di Hong Sang-soo,
"Burning – L'amore brucia" di Lee Chang-dong e
"La mia vita con John F. Donovan" di Xavier Dolan.
Aggiungo a questi anche alcuni titoli visti ai festival, come
"Adults in the room" di Costa-Gavras,
"No. 7 Cherry Lane" di Yonfan,
"The day I lost my shadow" di Soudade Kaadan,
"Baby" di Liu Jie,
"Youth" di Feng Xiaogang,
"Nafi's father" di Mamadou Dia,
"Babyteeth" di Shannon Murphy,
"Gloria mundi" di Robert Guédiguian,
nonché un'altra buona pellicola Marvel,
"Spider-Man: Far from home" di Jon Watts.
Infine, le note dolenti. Mi hanno deluso, o comunque mi aspettavo di meglio,
"Ad astra" di James Gray,
"Il sindaco del rione sanità" di Mario Martone,
"I morti non muoiono" di Jim Jarmusch,
"Ralph spacca internet" di Phil Johnston e Rich Moore e il tanto atteso
"Star Wars: L'ascesa di Skywalker" di J.J. Abrams.
Lo stesso vale per film visti ai festival come
"Il lago delle oche selvatiche" di Diao Yinan,
"Love me tender" di Klaudia Reynicke,
"Divine wind" di Merzak Allouache,
"Bulbul can sing" di Rima Das,
"Freedom fields" di Naziha Arebi,
"Camille" di Boris Lojkine,
"You will die at 20" di Amjad Abu Alala,
"Dreamaway" di Marouan Omara e Johanna Domke,
"A girl missing" di Koji Fukada e
"Saturday fiction" di Ye Lou.
Scendendo ancora nella classifica, pollice decisamente verso per
"Fiore gemello" di Laura Luchetti e
"X-Men: Dark Phoenix" di Simon Kinberg. E soprattutto per il sudafricano
"Flatland" di Jenna Bass, il film peggiore dell'anno fra quelli visti al cinema. (Tutti i link portano alle corrispondenti recensioni sul mio blog cinematografico, "Tomobiki Märchenland".)
mercoledì 1 gennaio 2020
Il 2019 al cinema
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