mercoledì 10 gennaio 2018

Carmen e i "femminicidi"



Al Teatro del Maggio di Firenze è andata in scena una "Carmen" con il finale cambiato: invece di essere pugnalata da Don José, è la zingara a uccidere lui con un colpo di pistola. Giustamente il pubblico ha fischiato: stravolgere la trama di un capolavoro è sempre qualcosa di rischioso, pochi possono permetterselo e solo se ci sono buone ragioni. In questo caso, non c'erano: l'intento era quello di prendere le distanze dai "femminicidi" (che brutta parola!), evitando di rappresentarne uno sul palco. Cosa quanto mai insensata: al di là del fatto che l'opera di Bizet, come tutti i grandi capolavori (dal "Don Giovanni" alla "Salomè") va considerata come simbolica e archetipica, evitare di mostrare o di affrontare l'argomento è la maniera migliore per non fare alcun progresso sul tema stesso. L'allestimento del Maggio dunque non è soltanto censorio, ipocrita e buonista ma anche stupido. Persino il destino ha voluto infierire, facendo inceppare la pistola di Carmen in occasione della prima e coprendo di ridicolo l'intera operazione.

lunedì 1 gennaio 2018

Il 2017 al cinema

Dei 60 film che ho visto in sala nel corso del 2017, tre titoli spiccano su tutti: il magnifico musical "La La Land" di Damien Chazelle (che l'anno scorso avrebbe meritato l'Oscar, e non lo ha vinto soltanto perché l'Academy ha preferito reagire subito all'elezione di Donald Trump premiando un film più "impegnato"), l'intenso courtroom drama libanese "L'insulto" di Ziad Doueiri e il surreale e simbolico (ma assai bistrattato dalla critica) "Madre!" di Darren Aronofksy. Molto bene anche "Manchester by the Sea" di Kenneth Lonergan, "Moonlight" di Barry Jenkins, "Elle" di Paul Verhoeven, "L'altro volto della speranza" di Aki Kaurismaki, "Vi presento Toni Erdmann" di Maren Ade, "Il dubbio" di Vahid Jalilvand, "The square" di Ruben Östlund (vincitore a Cannes) e "Loveless" di Andrey Zvyagintsev. Elogi anche per "Happy end" di Michael Haneke, "Foxtrot" di Samuel Maoz, "Longing" di Savi Gabizon e "Gatta Cenerentola" di Alessandro Rak (miglior film italiano di un'annata ancora una volta da dimenticare per il nostro cinema).

Francamente mi aspettavo di più da "Dunkirk" di Christopher Nolan, "Silence" di Martin Scorsese e "Blade runner 2049" di Denis Villeneuve. Peccato. Dai festival, bene "Les bienheureux" di Sofia Djama, "Temporada de caza" di Natalia Garagiola, "La casa sul mare" di Robert Guédiguian, "Disappearance" di Ali Asgari, "The rider" di Chloé Zhao, "Angels wear white" di Vivien Qu e "Il terzo omicidio" di Hirokazu Koreeda. Promossi con riserva "Logan" di James Mangold e "Spider-Man: Homecoming" di Jon Watts, così come "Civiltà perduta" di James Gray, "Arrival" di Denis Villeneuve, "Il mio Godard" di Michel Hazanavicius, "Jackie" di Pablo Larraìn e "Patty Cake$" di Geremy Jasper. A metà classifica finiscono anche "Ghost in the Shell" di Rupert Sanders, "Nothingwood" di Sonia Kronlund, "How to talk to girls at parties" di John Cameron Mitchell, "Addio fottuti musi verdi" di Francesco Ebbasta, "Libere, disobbedienti, innamorate" di Maysaloun Hamoud, "The teacher" di Jan Hrebejk, "Lola pater" di Nadir Moknèche, "L'affido" di Xavier Legrand e "Candelaria" di Jhonny Hendrix Hinestroza.

Decisamente male "Alien: Covenant" di Ridley Scott. Delusione (ma le aspettative erano già basse) anche per "Valerian e la città dei mille pianeti" di Luc Besson e per "Star Wars: Gli ultimi Jedi" di Rian Johnson. Niente di che nemmeno "Split" di M. Night Shyamalan, "T2 Trainspotting" di Danny Boyle, "L'inganno" di Sofia Coppola, "Guardiani della galassia Vol. 2" di James Gunn, "Ritratto di famiglia con tempesta" di Hirokazu Koreeda, "L'amant d'un jour" di Philippe Garrel, "120 battiti al minuto" di Robin Campillo, "Lasciati andare" di Francesco Amato e "Nico, 1988" di Susanna Nicchiarelli. Mediocri "Madame Hyde" di Serge Bozon, "Le fidèle" di Michaël R. Roskam, "La notte che ho nuotato" di Damien Manivel e Kohei Igarashi. Molto brutti "Oltre le nuvole, il luogo promessoci" di Makoto Shinkai e "Bushwick" di Cary Murnion e Jonathan Milott. Ma i film peggiori dell'anno sono stati il retoricissimo "A United Kingdom" di Amma Asante e l'insopportabile "I fantasmi d'Ismaël" di Arnaud Desplechin.