La prima serie mensile Bonelli interamente a colori (finora la regola del bianco e nero era stata infranta solo in occasione di collane speciali o di numeri celebrativi) è una saga di fantascienza fortemente debitrice all'immaginario dei videogiochi e dei kolossal di SF d'azione americani. Lo sceneggiatore Roberto Recchioni (che l'ha concepita dividendola in "stagioni" di 12 fascicoli l'una) e il disegnatore Emiliano Mammuccari (che ha illustrato il primo numero e creato graficamente i personaggi; le copertine sono invece di Massimo Carnevale) hanno sfornato un albo d'esordio che mette subito in chiaro le ambizioni della collana: offrire al lettore una narrazione più agile e veloce, con dialoghi più asciutti (da film d'azione, appunto) e privi della verbosità e della ridondanza tipica di molte testate bonelliane, appoggiandosi a personaggi e situazioni che richiamano alla mente topoi e stereotipi dell'intrattenimento videoludico e del cinema americano di fantascienza, ma non per sfociare nel citazionismo fine a sé stesso bensì per "risparmiare" inutili spiegoni e dedicarsi solo all'approfondimento dei protagonisti e alle loro vicende, dando per scontato quello che un lettore/spettatore appassionato del genere può benissimo intuire da solo. Ecco perché questo numero introduttivo soddisfa pienamente pur lasciando in sospeso molti retroscena relativi all'ambientazione e ai protagonisti: anche chi non avesse la pazienza di scoprire come evolverà la vicenda (finora divisa in due archi temporali: quella in cui il gruppo di protagonisti è ancora formato da bambini, e quella – collocata una decina di anni più tardi – in cui si è trasformato in un'unità di soldati speciali) può comunque divertirsi a riempire i "buchi" con la propria immaginazione, visto che gli autori gliene lasciano ampia facoltà. Dicevo della mancanza di citazionismo (a parte alcune minuscole e inevitabili eccezioni: dal titolo "Benniano" del primo numero all'apparizione dell'orso che proviene direttamente dalle tavole dei "Nuovi Mutanti" di Bill Sienkiewicz): ciò nonostante, il primo albo rivela con chiarezza alcuni debiti per quanto riguarda l'ispirazione: "Il signore delle mosche" di Golding e "Starship Troopers" di Henlein su tutti. E trasmette una forte sensazione di novità per quanto riguarda il linguaggio (sia testuale che illustrativo) all'interno del mondo Bonelli, pur senza rinunciare ad alcune caratteristiche ormai consolidate (formato, foliazione e impaginazione sono essenzialmente le stesse di tutti gli altri titoli della casa editrice: l'unica eccezione è appunto il full color, che a una prima e veloce occhiata sembra apparentare le tavole più con i comics americani che con i classici albi italiani). Insieme alla recente "Le storie", è una collana che dimostra una decisa volontà di battere strade diverse, o comunque non così "scontate", da parte della casa editrice.
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