giovedì 12 marzo 2020

L'omeopatia ai tempi del coronavirus



Una delle (poche) cose positive dell'attuale pandemia di coronavirus è che sta mettendo a tacere le voci dei vari antivaccinisti, omeopati e ciarlatani vari. Non so se abbiano cambiato idea, se hanno soltanto scelto di restare per un po' in silenzio o se, semplicemente, i media hanno smesso di far loro da cassa di risonanza. Ho letto oggi la notizia che la Boiron, il colosso mondiale dell'omeopatia, chiuderà 13 dei suoi 31 laboratori in Francia. Quello transalpino è ancora il principale mercato dell'azienda (con il 60% delle vendite!), ma da gennaio 2020 la quota di rimborso dei prodotti da parte delle assicurazioni sanitarie è scesa dal 30% al 15%, con l'intenzione del governo di portarla allo 0% dal 2021: la cosa ha scatenato l'ira della multinazionale, che ha giustificato la decisione di sopprimere 636 posti di lavoro con "gli attacchi virulenti, ingiustificati e reiterati contro l'omeopatia in Francia". C'è da aggiungere che nel 2019 il giro d'affari è sceso a 557 milioni di euro (–8,6%) e che le vendite sono calate in Francia (–12,6%) così come in tutto il mondo, "tranne che in Italia e in Russia" (purtroppo!). Speriamo che un'emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo inizi a insegnare anche a noi a distinguere fra la scienza reale e quella immaginaria.

3 commenti:

Bruno ha detto...


L'omeopatia è un insulto alla medicina. Che i trattamenti omeopatici siano scaricabili dalle tasse in tempi di ristrettezze come quelli che viviamo il sintomo di quanto ai politici gliene freghi pochissimo di mantenere la sanità, una delle poche forme di welfare che oggi abbiamo.

Bruno ha detto...

Oops: "è" il sintomo

Christian ha detto...

I politici cercano sempre il consenso, quindi molti di loro vanno dietro alle opinioni e non ai fatti, anche in campo scientifico e medico (come si è visto in molti casi in passato, da Di Bella a Stamina). Spero che la crisi che stiamo vivendo possa cambiare qualcosa, ma in realtà ne dubito...