In occasione dell'inaugurazione dell'Expo 2015, alla Scala è andata in scena una "Turandot" diretta da Riccardo Chailly (all'esordio come direttore principale del teatro), con la regia del tedesco Nikolaus Lehnhoff (un allestimento creato ad Amsterdam nel 2002) e il finale composto da Luciano Berio in sostituzione di quello tradizionale di Franco Alfano. Nel complesso mi è piaciuta molto: la messinscena moderna e geometrica riesce ad essere magnificente e minimalista al tempo stesso, e a reintepretare le "cineserie" in chiave originale e differente (ho apprezzato soprattutto l'oblò circolare, che richiama la Luna, dentro al quale compaiono Turandot e l'Imperatore), così come i costumi colpiscono nel segno per foggia e per colore (neri per Calaf e Turandot, quest'ultima con il motivo lunare che la caratterizza; bianchi per Liù e Timur; con motivi eccentrici e un'aura da "commedia dell'arte" per Ping, Pang e Pong; di vario taglio per le comparse e la folla, con tanto di maschere espressioniste nella scena degli enigmi). Bravi i cantanti, soprattutto le due soprano (Nina Stemme nei panni di Turandot e Maria Agresta, la migliore della serata, in quelli di Liù), senza sbavature la direzione di Chailly (buon ritmo, percussioni valorizzate). Della splendida musica di Puccini, con le sue sonorità particolari e il lirismo di alcuni brani, è inutile pure parlare. Era la prima volta che ascoltavo il finale di Berio, ma devo dire che non mi ha convinto del tutto: quello di Alfano sarà forse troppo enfatico e meno originale, visto che si limita a riutilizzare i temi pucciniani già presenti nelle parti precedenti dell'opera, ma si fondeva meglio con tutto ciò che lo precedeva. La partitura di Berio, invece, non sembra appartenere alla stessa opera. Forse, però, dovrei riascoltarla.
Per chi fosse interessato, sul mio altro blog "Opera Omnia" è presente un'approfondita trattazione della Turandot che ne analizza i temi, i significati e i sottotesti. Qui il link a tutti i post.
sabato 2 maggio 2015
Turandot (La Scala 2015)
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