Stefan Zweig, viennese di famiglia ebrea, è stato uno dei più popolari scrittori negli anni venti e trenta del ventesimo secolo (fra i suoi lavori, “La novella degli scacchi” e “Lettera da una sconosciuta”). Cosmopolita e umanista, avverso a ogni forma di nazionalismo, sostenitore di una “fratellanza” europea basata sull’arte e la cultura (non a caso il sottotitolo del volume è “Ricordi di un europeo”), amico personale di molti grandi uomini del suo tempo (da Rilke a Freud, da Joyce a Rolland, da Busoni a Strauss), in questo suo ultimo libro (fu pubblicato postumo nel 1942, dopo il suo suicidio in Brasile dove si era rifugiato in seguito alle persecuzioni naziste) redige una sorta di autobiografia e descrive in maniera personale e coinvolgente le varie fasi del mondo in cui aveva vissuto e che vedeva ormai perduto per sempre: “l’Austria Felix” del primo decennio del ventesimo secolo, epoca d’oro e rigogliosa in cui la sicurezza, la libertà e la cultura erano alla portata di tutti, e soprattutto dei giovani, prima che un conflitto “non voluto dal popolo né dai governanti, ma solo dai diplomatici” (la prima guerra mondiale) sbriciolasse ogni cosa e spazzasse via settecento anni di storia; il periodo fra le due guerre, caratterizzato da crisi economiche e da speranze di rinascita, durante i quali fu tra i primi a intravedere i germi della nuova catastrofe che si avvicinava; i numerosi viaggi in giro per il mondo e i contatti stretti con poeti, musicisti, filosofi e scrittori; la fuga in Inghilterra dopo l’Anschluss (l’annessione forzata dell’Austria da parte di Hitler) e successivamente in Sudamerica allo scoppio della seconda guerra mondiale. Documento eccezionale, ricco di aneddoti e di riflessioni che con il senno di poi acquistano ancora maggior valore, il libro espone sentimenti e illusioni, paure e speranze, facendo rivivere quegli anni da una prospettiva unica e umanissima, meglio di tanti libri di storia. Personalmente, raramente mi sono trovato così in sintonia con il carattere e le opinioni di un cronista di eventi storici.
martedì 10 luglio 2012
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2 commenti:
Un libro che mi ha profondamente commossa e riempita di nostalgia per un mondo che non ho mai vissuto, ma che amo dalle descrizioni dei suoi più intensi e geniali rappresentanti (Benjamin, Canetti, Rilke, Musil, Freud, ecc...)
Il canto del cigno prima della barbarie?
La narrazione di quegli anni in prima persona è particolarmente coinvolgente. Da far leggere nelle scuole!
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