venerdì 9 settembre 2011

La voce del padrone

Scritto da Stanislaw Lem (l'autore di "Solaris") nel 1968, e dunque in piena Guerra Fredda, questo atipico romanzo di fantascienza risulta ancora estremamente attuale, visto che temi quali le ingerenze dello stato e della politica nella scienza e nella ricerca (con la pretesa di ottenere sempre e comunque risultati e applicazioni da sfruttare a fini bellici o economici) sono oggi più forti che mai. Lo spunto di partenza sembra anticipare quello di un film che uscirà trent'anni dopo, "Contact" di Robert Zemeckis: alcuni astrofisici americani captano un misterioso segnale (neutrinico!) proveniente dallo spazio profondo, la cui struttura a ripetizione lascia intendere che possa essere stato inviato da una civiltà aliena. Radunati dal governo degli Stati Uniti e rinchiusi in una gigantesca base militare top secret, nel bel mezzo del deserto del Nevada, scienziati di ogni branca e di ogni disciplina si arrovellano nel tentativo di decifrare il "messaggio proveniente dalle stelle", di cui si ignora scopo e contenuto. Fra mille speculazioni, false piste, risultati parziali ed effimeri successi, ben presto sorgono innumerevoli questioni scientifiche, filosofiche, morali e intellettuali, il tutto mentre i ricercatori devono fronteggiare le sempre più forti pressioni politiche e militari che provengono dal mondo esterno, ma anche la propria hubris, le rivalità personali e interdisciplinari, la comprensione delle radici stesse della nostra civiltà. Nonostante la tanta carne al fuoco, la lettura scorre agile e veloce. La vicenda è raccontata in prima persona da uno degli scienziati protagonisti. Come capita spesso con i lavori di Lem, l'azione è più "mentale" che fisica, e i complessi ragionamenti e le vertiginose discussioni filosofiche o scientifiche tengono desta l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine.

4 commenti:

Sonia ha detto...

Ciao Christian.
Complimenti per questo tuo blog così interessante e snello nella sua lettura e consultazione ;)

Christian ha detto...

Grazie! ^^
Anche se purtroppo questo blog è un po' "trascurato" rispetto agli altri che curo e ai quali riesco a dedicare più energie e più tempo (forse perché, a differenza di questo, sono monotematici).

Adriano Max ha detto...

Stanislaw Lem in ogni suo scritto poi non tralascia di evidenziare come il dialogo tra ciò che è alieno e l'uomo sia in fondo impossibile finchè l'alieno non smetta di essere tale e venga 'compreso' nei limiti delle capacità degli uomini: o questi riescono nell'impresa (e da qui le fortissime tensioni narrative) o l'alieno resterà al di fuori, alieno appunto.

Ciao,
Adriano.

Christian ha detto...

Certo, il tema della difficoltà o dell'impossibilità dell'uomo di conoscere e comprendere quello che è al di fuori di lui affiora spesso nelle opere di Lem. In questo libro, forse, la cosa è particolarmente evidente...