sabato 26 giugno 2021

Catradora, ovvero: l'attrazione fra l'eroe e il cattivo

In principio c'era "He-Man e i dominatori dell'universo" (He-Man and the Masters of the Universe, 1983), serie animata americana ispirata a una linea di giocattoli della Mattel, con protagonista un eroe biondo e muscoloso, semi-barbarico, alle prese con variopinti nemici (guidati dal terrible Skeletor) sul pianeta Eternia. Un paio d'anni più tardi, nel 1985, arrivò un meno fortunato spin-off al femminile, "She-Ra, la principessa del potere" (She-Ra: Princess of Power, 1985). Di recente, a partire dal 2018, su Netflix ha fatto scalpore un remake di quest'ultima, "She-Ra e le principesse guerriere" (She-Ra and the Princesses of Power), favorevolmente accolto dalla critica e dal pubblico (a parte alcuni fan della versione originale, che non hanno apprezzato la "rilettura") per la notevole cura nella caratterizzazione dei personaggi e delle loro interazioni. Talmente curate, che persino i "cattivi" della serie risultano gradevoli ed empatici, mostrati come sono anche nei momenti di riposo, di cameratismo e di amicizia fra una missione malvagia e l'altra.



L'aspetto che più di ogni altro ha fatto la fortuna della serie, in effetti, è il complesso rapporto di amore/odio fra l'eroina Adora (che, grazie a una spada magica, si può trasformare nella guerriera She-Ra) e la villain Catra, sua mortale nemica. Catra non è mossa però dalla semplice malvagità, bensì dal senso di tradimento che prova nei confronti di Adora, che l'ha abbandonata (per passare dalla parte del bene) dopo che le due erano cresciute insieme sin da piccole. [Avviso: da qui SPOILER per il finale della serie]. Nell'ultimo episodio della quinta stagione, dopo aver tentato di ucciderla più volte e dopo una lenta progressione, Catra confesserà finalmente il proprio amore per l'amica/nemica: "Ti amo, ti ho sempre amato!". Basterebbe questo per rendere epocale quella che, tutto sommato, è pur sempre una serie animata per bambine (ma non ci si deve stupire troppo, sia per i trascorsi della creatrice della serie Noelle Stevenson, da sempre attenta ai temi LGBT, sia per i tempi che viviamo, sempre più all'insegna dell'inclusività – cosa di cui Netflix fa la sua bandiera, per motivi innanzitutto commerciali e in cerca di nicchie di pubblico, certo). Ma fin qui forse non è una novità: dopotutto, di cattivi che si innamorano dei buoni ce ne sono sempre stati (anzi, è un vero e proprio cliché). "She-Ra" fa però un passo avanti, lasciando che la protagonista ricambi l'affetto. L'eroina, la principessa guerriera, risponde infatti alla sua arcinemica di sempre dicendole: "Anch'io ti amo": e le due si scambiano un bacio a tutto schermo, rendendo di colpo canoniche tutte le teorie (o meglio, lo shipping) che i fan della serie animata avevano, un po' per gioco, un po' per desiderio, avanzato sin dai primi episodi della prima stagione (e indicato dalla parola macedonia "Catradora", che fonde i nomi dei due personaggi).


"She-Ra" è uno dei casi più eclatanti di serie che porta in superficie il forte legame (a volte di amore, a volte solo di amicizia o di "semplice" rispetto) che intercorre fra l'eroe e il cattivo di una serie animata, fumettistica o televisiva. Un legame che non sempre è esplicitato a parole, ma che spesso scorre tra le righe e sottotraccia per tutta la durata della property. Talvolta viene portato alla luce in maniera meta-testuale, talvolta in chiave parodistica (si pensi a "Lego Batman - Il film", dove Batman e Joker si dichiarano il proprio affetto in maniera non dissimile da come farebbe una coppia di innamorati) o sotto forma di battute usa-e-getta (vedi la vignetta qui in fondo, tratta dalla storia di Floyd Gottfredson "Topolino agente della polizia segreta", Mickey Mouse in the Foreign Legion, 1936). Un altro esempio può essere il rapporto fra Rey e Kylo Ren nei sequel disneyani di "Star Wars". Purché non risulti una trovata fuori luogo o piombata dal nulla (e nel caso di "She-Ra" non lo è, visto come il rapporto fra le due è costruito lentamente nell'arco di cinque stagioni), contribuisce non solo ad arricchire il mondo immaginario in cui si muovono, ma la stessa psicologia (o tridimensionalità) dei personaggi, soprattutto del cattivo, i cui sentimenti non sono spesso sotto i riflettori come quelli dell'eroe.