giovedì 24 gennaio 2008

L'ultimo teorema di Fermat

Questo interessantissimo libro di Simon Singh, autore anche di un documentario della BBC sull'argomento, racconta la storia del teorema matematico più famoso di tutti i tempi, il primo la cui dimostrazione ha attirato l'attenzione dei media e riempito le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Il testo, avvincente come un romanzo, copre oltre due millenni di storia, visto che comincia da Pitagora e finisce con Andrew Wiles, l'uomo che finalmente, trecentocinquanta anni dopo Fermat, ha risolto l'enigma quando ormai molti cominciavano a dubitare che fosse possibile.

Nel 1637 l'avvocato e matematico francese Pierre de Fermat stava leggendo una copia dell'Arithmetica di Diofanto, uno dei più celebri testi greci sull'algebra e la teoria dei numeri. Sulla pagina che spiegava come esistessero infinite terne pitagoriche, ossia terne di numeri interi a, b e c (come 3, 4 e 5, oppure 5, 12 e 13) che soddisfano l'equazione di Pitagora

a2+b2 = c2,

Fermat scrisse di proprio pugno una nota a margine che diceva, più o meno, che non esiste invece nessuna soluzione se si sostituisce l'esponente con un qualsiasi altro numero maggiore di due. Vale a dire, che non esistono tre numeri interi a, b e c che soddisfano l'equazione

an+bn = cn con n>2.

Aggiunse poi una frase che avrebbe tormentato generazioni di matematici per gli anni a venire: "Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di ciò, ma questo margine è troppo stretto per contenerla" (in latino: "Cuius rei demonstrationem mirabilem sane detexi. Hanc marginis exiguitas non caperet").

Fermat non aveva molti contatti con altri matematici suoi contemporanei, a parte qualche scambio di lettere con Mersenne e Pascal, e non pubblicava mai i suoi risultati. Spesso enunciava teoremi senza fornirne la dimostrazione, anche se in seguito quasi tutte le sue affermazioni si sono rivelate esatte. L'unica che dopo la sua morte rimaneva ancora da dimostrare era proprio quella che è passata alla storia con il nome di "Ultimo Teorema di Fermat" (anche se, a rigor di termini, non era un teorema ma una semplice congettura).

La sfida al teorema impegnò le menti dei più grandi matematici del settecento, dell'ottocento e del novecento. Dopo tutto, l'enunciato è così semplice da essere capito anche da un bambino, e non sembrava possibile che la dimostrazione fosse invece tanto complicata (soprattutto dopo che Fermat aveva affermato che era "meravigliosa"). Nel 1908 un ricco industriale tedesco offrì addirittura un premio di centomila marchi (che corrispondevano a oltre un milione di euro di oggi) a chi avrebbe trovato una dimostrazione oppure fornito un controesempio (provando cioè che Fermat si sbagliava, e che esistono tre numeri interi che soddisfano l'equazione). I tentativi di dimostrazione furono così numerosi (e naturalmente tutti errati) che il direttore del dipartimento di matematica dell'università di Gottinga, al quale spettava il loro controllo, aveva fatto prestampare dei biglietti che recitavano "Gentile signore, grazie per il suo manoscritto sulla dimostrazione dell'Ultimo Teorema di Fermat. Il primo errore si trova alla pagina ____, riga ____. Questo invalida la dimostrazione".

Il libro di Singh ripercorre i tre secoli di tentativi e in particolare racconta la vicenda di Andrew Wiles, il matematico americano che nel 1995 arrivò finalmente a dimostrare quello che è stato probabilmente il teorema più studiato nella storia della matematica. Anche la storia della dimostrazione di Wiles è interessante: una prima versione, annunciata nel 1993 fra l'entusiasmo della comunità scientifica, si dimostrò parzialmente errata, e Wiles dovette lavorare un altro anno per "tappare il buco". Naturalmente riscosse il famoso premio di Gottinga, che però nel frattempo si era svalutato a "soli" quarantamila euro.

La dimostrazione di Wiles (qui in PDF) è lunga oltre un centinaio di pagine e utilizza strumenti matematici complicatissimi che sono stati elaborati soltanto nel ventesimo secolo (come la congettura di Taniyama-Shimura sulle curve ellittiche). Sicuramente non si tratta, dunque, della dimostrazione "meravigliosa" che aveva in mente Fermat. Alcuni ritengono che il matematico francese, per una volta, si fosse sbagliato, e che anche la sua dimostrazione fosse difettosa. Non avendola annunciata in pubblico ma menzionata solo in un'annotazione privata, non sentì mai il bisogno di pubblicare una smentita.

8 commenti:

jean paul ha detto...

Le mie conclusioni sul teorema di Fermat
Il teorema può essere espresso in maniera equivalente nel seguente modo:
se x^n + y^n = z^n per n intero positivo >2 allora x, y,z non possono essere tutti e tre numeri interi positivi.
Dimostrazione
L’equazione è anche quella di un triangolo rettangolo di lati x^(n/2), y^(n/2), z^(n/2). Se x y z fossero tutti e tre interi positivi ,soddisfacendo l’equazione risolverebbero anche il triangolo. Ma allora per l’ ipotesi si avrebbe x^n +y^n= z^n e per Pitagora x^2+y^2=z^2 Ma ciò è assurdo in quanto moltiplicando ambo i membri di quest’ultima relazione per z^(n-2) si ottiene x^2*z^(n-2)>x^n+ Y^2*z^(n-2)> y^ n = z^n. dove il primo membro è chiaramente > di x^n+ y^n contrariamente all’ipotesi

D’altra parte poiché la soluzione di un triangolo è unica, occorre che la triade (x^ (n/2), y^(n/2), z^(n/2) ) soddisfi l’equazione iniziale. Ma allora SI AVREBBE ANDANDO A SOSTITUIRE A (x, y, z) la nuova triade x^((n^2)/2) + y^((n^2)/2)= z^((n^2)/2) dove (((n^2)/2) = n solo se n=2.
Oppure poiché vale anche l’ipotesi, moltiplicando ambo i membri di x^n+y^n=z^n per z^((n^2-2n)/2)) si trova:
x^n*z^((n^2-2n)/2))> x^((n^2)/2)+ y^n*z^((n^2-2n)/2))> y^((n^2)/2)= z^((n^2)/2) che contraddice x^((n^2)/2)+y^((n^2)/2)= z^((n^2)/2)

Christian ha detto...

Ciao, purtroppo la tua dimostrazione è errata (sarebbe troppo semplice!). Infatti:

Ma allora per l’ipotesi si avrebbe x^n +y^n= z^n e per Pitagora x^2+y^2=z^2

I lati del tuo triangolo non sono x, y, z. Dunque non puoi applicare Pitagora come hai scritto.

jean paul ha detto...

Forse non mi sono spiegato bene. E’ chiaro che ( x y z ) interi positivi, triade che per assurdo soddisfa l’ equazione ipotizzata non coincideranno mai con ( x^(n/2) y^(n/2) z^(n/2) ) triade che soddisfa il triangolo ameno che n non sia =2. Tuttavia tale triade è unica e poiché il triangolo e la sua equazione debbono avere almeno una soluzione in comune, ecco che non potendo essere ( x, y,z) come dimostrato dovrà coincidere con (x^(n/2) y^(n/2) z^(n/2). E ciò conduce nuovamente a una contraddizione. ( vedi dimostrazione).

Christian ha detto...

Scusami, ma continuo a non capire. Mi sembra che tu voglia dimostrare che x,y,z (interi positivi) non possono soddisfare CONTEMPORANEAMENTE l'equazione di Fermat e quella di Pitagora se non nel caso n=2. Ma ciò, oltre che banale, non è quello che dice il teorema di Fermat.

In ogni caso, se dimostrare il teorema fosse così facile, in trecentocinquant'anni qualcuno dei tantissimi che ci hanno provato ci sarebbe riuscito di sicuro. Lo stesso Fermat probabilmente si sbagliava quando scriveva di averlo dimostrato, forse pensava solo a un caso particolare. Anche Eulero, uno dei più grandi matematici della storia, lo dimostrò solo per il caso n=3. E l'attuale dimostrazione di Wiles è lunghissima e complicatissima, eppure non abbiamo di meglio. Sinceramente, dubito che si possa riuscirci usando una matematica così semplice...

jean paul ha detto...

Scusa Christian se insisto ma non mi sembra banale dimostrare che x^n +y^n=z^n con ( x y z ) interi positivi è possibile solo per n=2
ed è in definitiva quanto afferma il teorema.

Christian ha detto...

Certo, quello è l'enunciato del teorema, ed è tutt'altro che banale.

Banale è dire che un triangolo rettangolo di lati x^(n/2), y^(n/2), z^(n/2) è uguale a un ALTRO triangolo rettangolo di lati x, y, z solo se n=2.

Per n>2 i due triangoli, sempre che esistano, sono diversi. E l'eventuale esistenza dell'uno non influisce su quella dell'altro.

Per lo stesso motivo, non puoi sostituire x^(n/2), y^(n/2), z^(n/2) nell'equazione iniziale al posto di x,y,z.

La tua dimostrazione per assurdo non funziona perché non parti semplicemente dalla negazione della tesi (cioè che esistano x,y,z tali che x^n + y^n = z^n per n>2) ma ci aggiungi anche che debba valere x^2 + y^2 = z^2 per gli stessi x,y,z, il che non è possibile. Se io parto da un'impossibilità troverò sempre una contraddizione, ma non sto dimostrando alcunché.

Ciao!

jean paul ha detto...

scusa Christian lasciamo perdere il malinteso dei due triangoli.
Sei d'accordo che x^n+y^n =z^n sia l'equazione di un triangolo rettangolo di lati x^(n/2) y^(n/2) z^(n/2) ? se è così allora questa triade soddisfa il triangolo in questione e di conseguenza la sua equazione; ed è unica. Quindi se soddisfa l'equazione si potranno sostituire tali basi a quelle precedenti e ottenere x((n^2)/2) + y^((n^2)/2) = z^((n^2)/2)
Ma poiché anche deve valere per l'ipotesi x^n+ y^n =z^n ciò porta ad una contraddizione.
Ciao

Christian ha detto...

Sei d'accordo che x^n+y^n =z^n sia l'equazione di un triangolo rettangolo di lati x^(n/2) y^(n/2) z^(n/2)?

Sì, supponendo che tale triangolo esista (il che è proprio l'oggetto dal teorema).

Quindi se soddisfa l'equazione si potranno sostituire tali basi a quelle precedenti e ottenere x((n^2)/2) + y^((n^2)/2) = z^((n^2)/2)

No. Perché? Non puoi sostituire in quel modo ricorsivo.
Se davvero quella terna di lati determina un triangolo rettagolo, al massimo puoi sostituirli nel teorema di Pitagora, facendone i quadrati, e allora tornerai all'equazione di partenza, ovvero x^n + y^n = z^n.

Ma ripeto, è inutile continuare il discorso. Non è possibile dimostrare il teorema Fermat con passaggi così semplici, altrimenti sarebbe già stato fatto da 350 anni. Fattene una ragione...

Scusami se sembro brusco, ma questo non è un forum di matematica, e non ho intenzione di continuare il discorso. Ciao!