mercoledì 1 gennaio 2014

Il 2013 al cinema

Buonissima annata per il cinema, con diversi film da ricordare. Nella mia personale classifica, la palma di miglior pellicola vista in sala nel 2013 va a "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino, un capolavoro ingiustamente snobbato dalla giuria del Festival di Cannes (ma ha già cominciato a rifarsi, vincendo gli Oscar europei ed entrando nelle nomination dei Golden Globe e degli Oscar americani, per quello che valgono questo tipo di premi). Era da tempo che non uscivo così soddisfatto dalla visione di un film italiano: d'altronde proprio Sorrentino è, insieme a Matteo Garrone, il miglior talento attuale della nostra cinematografia. L'anno si era aperto con un altro grande film, anch'esso snobbato dalla critica (ma pure dal pubblico): "Cloud Atlas", opera fluviale a sei mani dei fratelli Wachowski e di Tom Tykwer, con sei storie che si intrecciano su diverse scale temporali. E sullo stesso livello di eccellenza metterei anche l'affascinante "Gravity" di Alfonso Cuarón e il sorprendente "Locke" di Steven Knight (un titolo, quest'ultimo, visto al Festival di Venezia e che non ha ancora goduto di una distribuzione regolare nelle nostre sale).

Ma non finisce qui: il 2013 ci ha portato altri ottimi film, come "Venere in pelliccia" di Roman Polanski, "Still Life" di Uberto Pasolini, "Nella casa" di François Ozon, "Solo Dio perdona" di Nicolas Winding Refn, "Il passato" di Asghar Farhadi, "The grandmaster" di Wong Kar-wai, "La vita di Adele" di Abdellatif Kechiche (un po' sopravvalutato, a dire il vero) e "Il tocco del peccato" di Jia Zhang-ke. E subito dietro, non dimentichiamo "Qualcuno da amare" di Abbas Kiarostami, "No – I giorni dell'arcobaleno" di Pablo Larraìn, "Confessions" di Tetsuya Nakashima e "Miss Violence" di Alexandros Avranas. Ai festival si sono anche visti (e speriamo che nel 2014 giungano nelle sale italiane) "Father and son" di Hirokazu Koreeda, "Nemico di classe" di Rok Biček, "Tutto sua madre" di Guillaume Gallienne e "Tom à la ferme" di Xavier Dolan. Se il cinema d'autore ha fatto faville, non di meno è stato quello popolare (sempre che la distinzione abbia ancora senso). La fantascienza, oltre ai già citati "Gravity" e "Cloud Atlas", ci ha regalato perle come "Pacific Rim" di Guillermo del Toro e "Oblivion" di Joseph Kosinski (nonché "The zero theorem" di Terry Gilliam, anch'esso in attesa di distribuzione). Il fantasy ha naturalmente il suo portabandiera nel secondo capitolo de "Lo Hobbit" di Peter Jackson (anche se non mi ha entusiasmato come speravo). La commedia romantica e familiare mette sul piedistallo "Questione di tempo" di Richard Curtis, quella di costume "Don Jon" di Joseph Gordon-Levitt.

Fin qui le note liete: veniamo alle parziali delusioni. Non hanno brillato né il cinema d'animazione ("Monsters University", "Frozen"), né quello di supereroi ("Iron Man 3", "Thor 2", "L'uomo d'acciaio"). Sul fronte degli autori, mi aspettavo sicuramente di più da "Django Unchained" di Quentin Tarantino (ottima la prima ora, molto meno il resto) e "Gli amanti passeggeri" di Pedro Almodóvar. Buoni, ma nulla di più, "Giovane e bella" di Ozon e "Nebraska" di Alexander Payne, interessanti ma sopravvalutati gli americani "Re della terra selvaggia" di Benh Zeitlin e "Il lato positivo" di David O. Russell. Pollice decisamente verso, infine (ma senza sorprese: sono tutti registi che non amo particolarmente), per "Lincoln" di Spielberg (noiosissimo), "The master" di Paul Thomas Anderson, "Frankenweenie" di Tim Burton, "Il grande Gatsby" di Baz Luhrmann e "C'era una volta a New York" di James Gray. Tornando al cinema italiano, dietro al citato Sorrentino c'è il vuoto. Si salvano comunque, per motivi diversi, "Viva la libertà" di Roberto Andò, "Zoran, il mio nipote scemo" di Matteo Oleotto, e in parte "La prima neve" di Andrea Segre. Nulla di che "Sacro GRA" di Gianfranco Rosi (discutibilissimo il Leone d'Oro a Venezia) e "L'arte della felicità" di Alessandro Rak, pessimi "Via Castellana Bandiera" di Emma Dante e "La variabile umana" di Bruno Oliviero. Ma il peggior film dell'anno, a mani basse, resta l'imbarazzante "The canyons" di Paul Schrader.

1 commento:

Christian ha detto...

E Oscar è stato! ^^
Per "La grande bellezza", miglior film straniero; ma anche per "Gravity", il film più premiato del 2013, con ben sette statuette. ^^