Era da una "Aida" di venticinque anni fa, se non ricordo male, che non assistevo a una prima della Scala in televisione. Dopo di allora, gli ascolti (relativamente) bassi di uno spettacolo del genere avevano dissuaso i dirigenti del "servizio pubblico" dal trasmettere ancora in diretta uno degli eventi culturali di maggior interesse e spessore del nostro paese (mentre per Miss Italia e il Festival di Sanremo c'è sempre spazio). E dire che una volta l'opera lirica era il genere "popolare" per eccellenza, e forse lo sarebbe ancora, almeno in parte, se il pubblico non fosse stato "disabituato" a fruirne proprio dalle sciagurate programmazioni televisive degli ultimi decenni. Per fortuna, con l'avvento della tv digitale terrestre e il proliferare di canali tematici, ora c'è spazio per tutti. E così Rai 5, la nuova rete dedicata alla cultura, ha presentato – nel corso di una diretta durata quasi sette ore! – l'attesa inaugurazione della stagione operistica milanese.
Conoscevo poco Wagner, e de "La Valchiria" giusto la trama (e naturalmente il tema musicale, così cinematografico, della Cavalcata!). Devo dire che è stata una sorpresa davvero positiva. A parte un impatto iniziale un po' difficoltoso, le cinque ore dell'opera (con tre lunghi intervalli) sono davvero volate! La carne al fuoco era tanta, e di qualità: antiche saghe mitologiche, personaggi archetipici, riferimenti classici (quanto hanno in comune i miti germanici con quelli greci: Jung aveva ragione!), faide famigliari, dilemmi divini, incesti, sangue, battaglie, amore e magia. E tanta musica, persino esaltante, mai interrotta da un recitativo!
Musicalmente, infatti, l'opera di Wagner è assai diversa da quelle "italiane" cui sono più abituato: non ci sono (quasi) arie o brani singoli, ma un continuo "flusso musicale" che si sviluppa dall'inizio alla fine, coinvolgendo l'ascoltatore a 360 gradi. Ottimi i cantanti, che hanno saputo reggere fino in fondo parti difficili e ad alto dispendio di energie (con nota di merito per la protagonista Nina Stemme). Buona la direzione di Daniel Barenboim (che prima di iniziare ha letto un estratto dalla Costituzione italiana in difesa della cultura, alla presenza del Presidente della Repubblica), tutto sommato suggestive le scenografie (a parte le videoproiezioni di lettere e numeri con effetti digitali alla "Matrix"), non eccellenti invece i costumi (soprattutto quelli delle Valchirie).
Fra due anni, nel 2012, a Sant'Ambrogio sarà di scena il "Sigfrido", ossia il seguito de "La Valchiria" (rispettivamente terza e seconda parte della quadrilogia "L'anello dei Nibelunghi", dopo "L'oro del reno" e prima de "Il crepuscolo degli dei"), e per allora spero di essermi fatto una maggior cultura su Wagner. Magari ne avrò anche parlato sul mio blog dedicato all'argomento, Opera Omnia.
2 commenti:
Sì, riuscire a vedere comodamente da casa un'opera così spettacolare e complessa è stato finalmente un piacere e un avvenimento che mancava da troppo tempo. Non è la stessa cosa che vederla dal vivo, ma piuttosto che niente mi accontento. Wagner sarebbe da ascoltare più e più volte, ma anche così, rimane dentro come un'atmosfera e una vibrazione forte che ci accompagna per molto. Se hai intenzione di scriverne più a lungo nel tuo blog specifico per l'opera, mi accoderò per dei commenti riguardanti i temi mitologici.
Prima di scriverne diffusamente sul blog, come ho detto, vorrei ascoltare più volte questa e le altre tre parti della quadrilogia...
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