sabato 13 novembre 2010

Pluto

Con "Pluto", manga in otto volumi, Naoki Urasawa (l'autore di "Monster" e "20th Century Boys") estingue un debito verso l'artista che, in gioventù, l'aveva fatto innamorare dei fumetti. La serie è infatti un remake, o meglio una rilettura, di una classica storia di "Astro boy" (Tetsuwan Atom) realizzata da Osamu Tezuka nel 1964. Ai tempi, la serie di Tezuka doveva fare i conti con la popolarità delle opere realizzate dal "rivale" Mitsuteru Yokoyama, a base di duelli fra robot giganti (un "genere" che avrebbe acquisito sempre maggior popolarità nel campo dei manga e degli anime giapponesi), e così l'autore decise di incentrare a sua volta una storia di Atom sui combattimenti: naturalmente la realizzò a modo suo, permeandola di umanesimo per mettere in chiaro come determinare quale fosse "il più grande robot del mondo" (questo era il titolo dell'episodio) soltanto in base alla capacità distruttiva fosse una follia. A distanza di oltre quarant'anni, Urasawa ne ha ripreso l'idea, i personaggi e la trama, naturalmente in versione più "realistica", e ha sfornato un piccolo gioiellino dai toni asimoviani, costruito come un thriller poliziesco e fantapolitico, senza trascurare profonde riflessioni sulle intelligenze artificiali e sulle relazioni fra uomini e macchine. In particolare, ha reso protagonista quello che nella storia originale era solo un comprimario, il poliziotto robotico tedesco Gesicht, mostrando gran parte della vicenda dal suo punto di vista e lasciando ad Atom il compito di intervenire solo nel finale. La storia di Tezuka è stata pubblicata in Italia soltanto di recente, nel quinto numero della collana Planet Manga dedicata ad Astro Boy, consentendo di fare un interessante confronto fra le versioni originali dei personaggi e quelle rivedute da Urasawa: inutile dire che la lettura di entrambi i fumetti è consigliata!


I personaggi di Tezuka (marrone) e Urasawa (nero) a confronto
(clicca per ingrandire).


La scena finale del fumetto nelle due versioni.

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