giovedì 1 gennaio 2009

Il 2008 al cinema

Quello appena trascorso è probabilmente l'anno cinematografico peggiore che io ricordi. Questione di film, ma anche di distribuzione: nelle sale sembra ormai esserci posto solo per pellicole italiane e americane, la produzione del resto del mondo (Asia in primis) è quasi sparita e il cinema cosiddetto d'autore ci mette del suo sfornando lungometraggi noiosi o inguardabili (la rassegna di Cannes è stata una sofferenza continua, a quella di Venezia ci ho persino rinunciato dopo aver letto il programma). Non a caso ai festival vanno per la maggiore soprattutto retrospettive e recuperi dal passato. Meno male che proprio il cinema italiano ha dato segni di vitalità con alcune pellicole buone ("Il divo", "Pranzo di ferragosto") e una davvero ottima ("Gomorra", che non mi sorprenderei veder vincere, tra qualche mese, l'Oscar come miglior film straniero). Per il resto, se il cinema d'autore sembra essere in crisi di idee e di ispirazione (anche per colpa del ricambio generazionale: i giovani registi non sembrano all'altezza dei loro predecessori), quello mainstream riesce ancora a sparare delle buone cartucce. Per questo motivo, fra i migliori film che ho visto al cinema nel corso degli ultimi dodici mesi, figurano quasi soltanto pellicole di puro intrattenimento: su tutti i cartoon "Wall-e" della Pixar e "Kung Fu Panda" della DreamWorks e i supereroi "Iron Man" di Jon Favreau e "Il cavaliere oscuro" di Christopher Nolan. Oltre ai succitati italiani, vanno poi ricordati "La classe" di Laurent Cantet, "Nessuna verità" di Ridley Scott, "L'ultima missione" di Olivier Marchal, "The millionaire" di Danny Boyle e "Gake no ue no Ponyo" di Hayao Miyazaki (che sono dovuto andare a vedermi in Giappone: da noi uscirà, forse, solo nel 2009). Il resto è quasi tutto da dimenticare. In particolare ho detestato due film che invece hanno avuto un buon riscontro di critica, "Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen e "Racconto di Natale" di Arnaud Desplechin. Delusione preventivata per "Sweeney Todd" di Tim Burton, tutto sommato limitata per "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" di Spielberg, e invece inattesa per "Un bacio romantico" di Wong Kar-Wai. Il vincitore del mio Oscar personale del 2008? Per ora sono indeciso fra "Gomorra" e "Wall-e": una seconda visione di entrambi, in DVD, mi chiarirà i dubbi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, ma a te sembra giusto definire Il Cavaliere Oscuro "pellicola di puro intrattenimento"?!

In questo modo non fai altro che confermare anche con le tue parole il luogo comune che vede nei "supereroi" il genere stesso del film.

Ciao!
ERNESTO

Christian ha detto...

Touchè. Ammetto che si tratta di una facile etichettatura (e la parola "puro" potevo risparmiarmela).

Però cosa c'è di male nel definirlo un film di genere supereroistico? Quello è.

Ciao!

Matteo Porretta ha detto...

però in quel film vi è anche una interessante riflessione sulla natura del male puro, la sua gratuità...la scena in cui il joker brucia tutti i soldi ricevuti in cambio di un suo "servizio". Quello è il male. Il joker fa del male per il puro gusto di farlo, è un artista del male. Gli altri lo fanno per soldi, sono artigiani del male.

Christian ha detto...

Ma il fatto che i personaggi siano approfonditi o che nel film ci siano riflessioni più "ampie" su argomenti generali non toglie che sia comunque un film di genere. Forse che "Gli spietati" o "Ombre rosse" non sono western? Che "2001" e "Blade runner" non sono fantascienza?