sabato 14 febbraio 2015

L'incoronazione di Poppea (La Scala 2015)

Dopo circa tre anni, grazie al biglietto donatomi da un amico, sono tornato alla Scala! In programma c'era "L'incoronazione di Poppea", opera del tardo Monteverdi (la compose poco prima della sua morte, nel 1643, probabilmente con la collaborazione di alcuni musicisti più giovani). A differenza de "L'Orfeo", l'unico altro lavoro del compositore che conoscevo bene, l'opera mi è sembrata più complessa e stratificata strutturalmente, con un intreccio vorticoso di personaggi di vario genere e soprattutto di varia impronta vocale: al consueto ventaglio di voci maschili e femminili alte e basse, si aggiungono donne in parti maschili (Ottone) e uomini in parti femminili (la Nutrice)! Anche il taglio del libretto di Giovanni Busenello è interessante, con il trionfo finale degli amanti (Nerone e Poppea) a scapito dei personaggi moralmente più "giusti" (Ottone, Drusilla, Ottavia, Seneca): naturalmente gli spettatori, conoscendo gli eventi storici, ben sanno che la vittoria dell'amore sopra la virtù è solo temporanea.



Mi è piaciuta molto la messa in scena, con la regia di Robert Wilson che sfrutta una scenografia minimalista ma non povera, caratterizzata (come i costumi dei cantanti) da una tavolozza cromatica limitata e dalle tinte rigorosamente fredde (altro che passione!) per donare alle scene un'aura irreale e fuori dal tempo. Gli stessi attori, in costumi più seicenteschi che anticoromani, si muovono spesso in pose fisse, come marionette o figurine di qualche vecchia illustrazione, spesso immobili e ben distanti gli uni dagli altri: ma il tutto non va a discapito della dinamicità degli eventi narrati. Bene il comparto musicale (un'orchestra – diretta da Rinaldo Alessandrini – notevolmente ridotta, quasi da camera, alle prese con strumenti antichi) e vocale (tutti gli interpreti, anche quelli in parti minori, mi sono sembrati di ottima qualità. Fra i tanti spiccavano Miah Persson nel ruolo di Poppea, Leonardo Cortellazzi in quello di Nerone, Monica Bacelli come Ottavia e Andrea Concetti come Seneca).