domenica 26 giugno 2011

Cannes Lions 2011

Sono stato per una settimana ai Cannes Lions, ovvero a quello che fino all'anno scorso era il Festival dell'Advertising e della Comunicazione, e che da quest'anno è stato ribattezzato Festival Internazionale della Creatività. Si tiene tradizionalmente qualche settimana dopo il Festival del Cinema ed è l'evento più importante per chi lavora nel campo pubblicitario: attira persone da tutto il mondo, che rendono ancora più internazionale l'atmosfera di una città già di per sé ricca e cosmopolita. Non ci ero mai stato, e ora ho avuto il piacere di alloggiare in un appartamento di tre stanze quasi sulla Croisette. Sono stati sette giorni (spesati e retribuiti) passati a seguire incontri e seminari organizzati dalle principali agenzie di pubblicità del mondo, con ospiti di prestigio e aggiornamenti sulle più recenti tendenze nel campo della tecnologia e della comunicazione, senza dimenticare il concorso per i migliori spot, annunci e campagne pubblicitarie, dove ho potuto toccare con mano quanto sia scarsa la produzione italiana (per originalità, coraggio, ironia e inventiva) rispetto a quella delle altre nazioni, soprattutto dei paesi in via di sviluppo.


Ed eccomi nella sala stampa.
Fra i seminari spiccavano quelli che ospitavano personaggi del calibro di Robert Redford e Patti Smith. C'è stata anche la proiezione di un film di Park Chan-wook ("Night fishing") girato interamente con l'Apple iPhone 4.

Ho mangiato pesce e crêpes... E non potevano mancare le ostriche!

Gran finale con il galà di chiusura sulla spiaggia del Carlton Hotel, con tanto di fuochi artificiali!

mercoledì 8 giugno 2011

Terrence Malick al contrario

Imperdibile questa segnalazione di Paolo Mereghetti, pubblicata oggi sul "Corriere della Sera". Dice molte più cose sul film in oggetto di quanto non possano fare le critiche e le satire.

Se nessuno si accorge che il film di Malick è proiettato al contrario

Sarebbe piaciuto ai surrealisti quello che è successo a Bologna al cinema Lumière. Loro che teorizzavano una visione "personalissima" del cinema e pensavano che l'ideale fosse entrare e uscire dalla sala per non farsi condizionare dalla storia che veniva raccontata sullo schermo o, in mancanza di meglio, suggerivano di schiacciare un pisolino per confondere sogni e visioni, loro avrebbero applaudito all'errore che per nove giorni ha trasformato il film di Terrence Malick "The Tree of Life" in un'altra cosa. In un altro film. Perché per tutti quei giorni le prime due bobine sono state viste nell'ordine sbagliato: prima la seconda e poi la prima. Errori che possono succedere soprattutto se il film arriva dal distributore nazionale con lo "scambio" incorporato: nella custodia col numero uno c'era la seconda parte e viceversa. Ma errori che di solito si correggono dopo la prima proiezione o addirittura in corsa, durante lo spettacolo. E invece a Bologna sono andati avanti per nove giorni così, senza che nessuno si lamentasse. Forza delle suggestioni arrivate da Cannes probabilmente, dove il film di Malick ha vinto la Palma d'Oro ma è stato descritto come un film insolito, visionario, antinarrativo. Per qualcuno addirittura "confuso" e "delirante". E il pubblico del Lumière, che è abituato alle proposte più estreme, ha accettato in silenzio quello che passava sullo schermo. Anche se la citazione dal
Libro di Giobbe non era più all'inizio del film ma dopo venti minuti. Anche se il logo del distributore non stava più in testa al film. Da Malick ci si poteva aspettare di tutto. In fondo anche Sean Penn non si era presentato alla conferenza stampa perché insoddisfatto – si dice – del montaggio definitivo. Forse aveva visto anche lui la versione proiettata a Bologna.
Qui, sull'edizione bolognese del "Corriere", c'è la notizia con maggiori particolari.